giovedì 7 gennaio 2010

Parole per un racconto illustrato - 2


Quadro Due.
A voi la parola.

6 commenti:

  1. Fra poco sarebbe stato il gran giorno. Finalmente avrebbe sposato Rosaria Maria. Questo pensava mentre il sarto gli girava intorno e stava attento a non sfiorarlo troppo. Per rispetto. Sicuramente gli avrebbe fatto un vestito che cadeva a pennello con lo slargo giusto sotto l’ascella. Sarebbe stata una cerimonia intima, in una cappella privata messa a disposizione da un amico, lontano da occhi indiscreti. Pochi gli invitati ma selezionati. Erano anni che lui e Rosaria si amavano ma per il carcere prima e la lunga latitanza poi erano stati costretti a vivere nel peccato. Erano passati vent’anni e avevano avuto quattro figli. Padre S. non era più disposto ad assolverli. Dovevano regolarizzare la loro unione ed entrare finalmente in grazia di Dio.

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  2. Pranzò con Giselle, al tavolo loro riservato. Essere il boss ha i suoi vantaggi. Era stato un pranzo allegro, nessun ricordo di morti giù dai palazzi. Quando uscì si fece portare da Dino in sartoria da Fifì, il suo "stilista" di fiducia. Giselle aveva guardato in maniera strana la sua giacca rossa, e si era avventurata in qualche battutina sulla cravatta. Fifì era un sarto all'antica, nonostante la giovane età, un pò "sciddicato" come diceva Fred, ma faceva parte del mestiere. Fifì aveva un gusto che Fred non poteva neanche sognarsi, e si notava quando quest'ultimo usciva dal suo seminato, o meglio dai suoi vestiti. Pareva un venditore di depuratori d'acqua a domicilio, quando non indossava abiti 'chez Fifì. Per il boss l'unica cosa che contava era che la pistola non facesse il coppo sotto la giacca, bastava questo requisito e accattava pure nelle più tinte "butik".
    Fred era di poche parole, l'unica cosa che disse a Fifì (a parte la richiesta di un abito completo) fù:
    - Fifì, levati da dietro e passa davanti, che mi fai "ombra" e a mia non piace. E il cavallo lascialo stare, lo misuro io -

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  3. ... E invece non sono morto.
    Lo scimunito ha seminato tutti. Non sarà intelligente, però sa guidare!
    Mi ha portato in un casolare, lì c'era già un medico amico nostro pronto ad operarmi alla spalla. -Per fortuna il proiettile ti ha attraversato la carne senza toccare alcun organo.-
    Ha fatto tutto, qualche settimana di riposo, ed oggi sono di nuovo fuori, bello e pimpante come al solito!
    Bello, soprattutto.
    Oggi sono andato dal sarto a farmi fare un vestito nuovo. -Larga la giacca!- gli ho detto-che così ci infilo la pistola senza che si vede.- Ma questo l'ho solo pensato.
    Larga e' meglio pure perchè ancora c'ho la fasciatura e non mi posso muovere bene.
    Rossa, me la sono fatta fare.
    Alle femmine ci piacciono le cose vistose.
    Io ci piaccio assai, alle femmine. Meno male. Le femmine sono l'unica cosa bella della mia vita di merda passata a sparare ed ad inseguire.
    A proposito di inseguire... Chissà che hanno pensato gli sbirri quando lo scimiunito li ha seminati... Si erano accorti che ero ferito. Sicuro pensano che sono morto.
    E invece no. Sono vivo e vegeto, c'ho una giacca rossa nuova e stasera porto Mela a ballare.

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  4. E allora, se questo qua mi ossequia e si scanta, se trema dallo spavento e non vede l'ora che me ne vado, ha almeno una cinquantina di motivi. Anzi, di più, perché ci sono quelli che ho sparato io personalmente e quelli che ci ho detto a qualcuno di sparare. Certo che questo babbu li sa tutti. Sono io che non me li ricordo tutti. Allora, l'ultimo è quel cornuto che aveva provato a prendermi per il culo e l'ho stinnicchiato giù dal palazzo. Poi quello con la vespa, poi in mezzo alla gente a San Lorenzo, poi quello che ho fatto chiamare fuori dal circolo, poi quello che ho centrato alla fronte, poi. E questo babbu si scanta pure per quello che ho fatto. L'organizzazione è forte, io ho tutti i soldi che voglio che ci cammino sopra, che mi ci accendo il sigaro con le carte da cinquecento. Sono forte. Bu. Scàntati. Spaventati, scimunito. Io sono Dio in terra. Io, comando. E la giacca la voglio rossa.

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  5. “-M’anno mollato Lorenzo e suonano-, distrarre Lorenzo e aprire, intanto ha preso la forbice, -Madonna tieni tieni -, e gli allungo un metro, molla la forbice, ma anche il metro non è una cosa sicura nelle sue mani, se l’è già attorcigliato intorno al collo,- Lorenzo!!- Intanto salgono, è il boss col guarda spalle, -Totò,- mi fa - m’hai da fare un vestito per un funerale, picci picci picciriddu,- fa a Lorenzo che per tutta risposta gli fa un pernacchio, da un paio di giorni sono la sua passione, l’ha appena imparato.- Si si fa il boss ora u puoi fari ma a dui anni t’ana insignari u rispiettu-. Arriva di corsa Angilina ,- baciamo le manu don Gaetano- e si piglia Lorenzo, se lo abbraccia forte forte e gli fa girare le spalle a don Gaetano, poi svelta come è arrivata sparisce.
    Don Gaetano si leva la giacca per le misure, io dietro col metro di Lorenzo,- Niente di speciale Totò, non è un gran funerale.-“
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    Il bello è che è vero che mi hanno mollato Lorenzo, in questo momento sta distruggendo i miei libri

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  6. Salvatore, un bacino anche a Marta oltre che a quel birbantissimo di Lorenzo.
    Beh, ragazzi, c'è il quadro tre: chi manca? Salvatore, a occhio e croce...

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