mercoledì 3 febbraio 2010

Due Amici - capitolo 5


Ultimo Quadro
Il temporale li sorprese, ma più che un temporale, era un nubrifagio. A dire il vero pareva un diluvio...
Finisce qui il pluri-racconto dei due amici. Che ne sarà stato di loro? Sono le talentuose penne di Eluz, Fara, Pirsimona, Salvatore, Tanus e Yorick a raccontarcelo.

13 commenti:

  1. «Ma che niente niente oggi battiamo il record mondiale della sfiga? Porca miseria». La reazione di Angelo parte rabbiosa, ma mentre parla la sua voce perde vigore; alla fine, sul porcamiseria, mi sembra addirittura rassegnata, più lontana dei tuoni in arrivo. Ci fermiamo in silenzio, non abbiamo altra scelta che lasciarci travolgere dalla pioggia. «Ci passa sopra e se ne va via», dico, perché non mi va di sentire solo vento e tuoni. «Senti, ma se non ne usciamo, stavolta?»
    «Non sarebbe male. Non è il K2, ma è sempre una montagna».
    «Mi dispiace, mi dispiace – ripete Angelo – come in fondo mi dispiaceva tutte le volte che ti ho trascinato. Scusami, Enrico».
    «Stavolta l’idea è stata mia, però. Fosse stato per me, nella vita non mi sarei mosso mai da casa. E mi sarei perso un bel po’ di cose. Il dolore ai piedi e agli occhi, la gioia di un arrivo, l’ansia di una partenza, la difficoltà di allontanarmi dal mio angolo stipato di libri. Non mi hai trascinato tu, Angelo, sono stato io a chiederti di sorpassare».
    «Chi ho sorpassato?».
    «L’ultimo sorpasso. Lo chiede Trintignant, il timido. Lui insiste con il suo “vai”, e Gassman va, ma arriva l’imprevisto».
    Angelo torna silenzioso poi ride: «Quando torneremo giù saremo più fangosi dello yeti. Non ci riconoscerà nessuno, sai le risate».
    È bella da vedere la pioggia che arriva sempre più decisa. Scivola sulla faccia, attraversa il maglione, si attacca sulle spalle. In questo momento non vorrei essere in nessun altro posto del mondo.

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  2. Buon W.E. Gianni
    Lo rimetto al posto giusto
    ( Al temporale e all’acqua si aggiunge il vento a raffiche, Giacomo e Antonio si addossano il più possibile alla parete, poi, come spesso avviene in alta montagna, il temporale cominciò a spostarsi verso ponente e il sole ricominciò, attraverso un’aria limpida a filtrare dalle nuvole alte )
    Giacomo
    Porca miseria ho avuto paura che il vento ci staccasse dalla parete, adesso ci conviene aspettare che si asciughi un poco, comunque è meglio restare in sicurezza.
    Antonio
    Hai ragione, ma ancora voglia di andar su?
    Giacomo
    Vedremo fra un poco, se si asciuga presto con questo sole perché no, bisogna risalire subito sul cavallo che ti ha buttato a terra.
    Antonio
    Si, ma con rispetto ed attenzione.
    Giacomo
    Be visto che dobbiamo aspettare raccontami ancora qualcosa sui numeri primi
    Antonio
    Ti dirò, non sono sicuro di capire tutti i passaggi, ma è interessante sapere che la questione comincia con una cosa che sembra assolutamente banale, il lancio di una monetina.
    Se lanci una moneta in aria un numero N di volte, se questo N è abbastanza grande, quante probabilità ci sono che venga testa e quante che venga croce?
    Giacomo
    Questo lo so anch’io, 50 e 50.
    Antonio
    Invece Gauss dimostrò che la risposta è logaritmica, dimostrò anche che era possibile calcolare quanti numeri primi fossero contenuti in un intervallo dato e calcolò che più grandi erano i numeri presi in considerazione, minore era il numero di primi in esso compreso, insomma pur avendo individuato delle regole, quello dei numeri primi restava un calcolo probabilistico.
    Giacomo
    Frena, la cosa mi si sta ingarbugliando in testa ancora di più. Fermiamoci qui con la teoria e visto che il terreno è quasi asciutto, ricominciamo con la pratica, forza saliamo.
    (I due amici ricominciano a salire lungo la ferrata, due ore di fatica e poco dialogo, poi sono in cima)
    Antonio
    Guarda che meraviglia l’aria è così tersa che si vede in lontananza luccicare il lago di Centrocadore.
    Giacomo
    Non credo sia il lago di Centrocadore, è più facile che sia quello di S. Anna, comunque è una questione di probabilità.
    Antonio
    Sarà come dici, però una cosa è sicura, adesso dobbiamo cominciare a scendere e sarà una bella fatica, però stasera

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  3. Alla fine sono saltate le parole " casonsei e Capriolo "
    Per farmi perdonare vi dò la ricetta dei Casonsei:
    Impastate e stendete la pasta come per fare i ravioli;
    a parte lessate le patate e poi a fette soffriggetele in burro abbondante, con erbe d'alta quota, ma, in mancanza va bene anche un 10% di rucola e un po' di prezzemolo;
    Schiacciate le patate e le erbette e fatene un'impasto col quale farete dei ravioloni possibilmente rotondi con un diametro di circa 5 cm, attenzione i ravioli debbono essere ben pieni;
    lessate e condite con burro fuso e salvia, attenzione il burro non deve bruciare, deve appena brunirsi;
    Finite con del cigar grattuggiato;
    se non trovate il cigar che è una ricotta affumicata con erbe di montagna, accontentatevi della ricotta salata.
    Dopo mangiato salite e scendete dal Popera per smaltire le 6000 calorie dei casonsei, comunque sei volte l'anno lo si può fare.
    Dimenticavo, naturalmente sale q.b.

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  4. Grazie Salvatore! Ma andava bene anche un'insalata mista con poco olio...

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  5. Il cielo era diventato scuro. Pioveva e tuonava come Zeus comanda e i due ragazzi nel giro di qualche secondo si trovarono zuppi. Ad ogni fulmine, ad ogni rombo di tuono, Lorenzo tremava come una foglia e stentava a reggersi in piedi. Era terrorizzato.
    Se non era per me - pensava Damiano, mentre camminavano col sottofondo del chiacchiericcio di Lorenzo- ancora saremmo su quella collina che per l’amico si era trasformata in una collina del disonore.
    Damiano si ricordò di come, con un Lorenzo taciturno e spaventato, senza ragazze in giro per cui fare la ruota o ragazzi con cui vantarsi e con davanti un problema da risolvere, un problema da niente, in fondo, un semplice acquazzone, lui, il timido, l’imbranato, “quello a seguito” , non perse il sangue freddo, e seppure con fatica riuscì a riportare a valle il suo terrorizzato amico.
    Amico sì. Perché Lorenzo era un amico ma un amico, ora se ne rendeva conto, che aveva saputo soltanto prendere. Un amico che non aveva mai dato niente se non garrula compagnia.
    Era poca cosa? Era abbastanza? Era molto? Era quel che era ma lui stava capendo che voleva affrontarla da solo la sua vita e non da spalla.
    Damiano voleva bene a Lorenzo ma ora si rendeva conto di quanto sbilanciata fosse la loro amicizia. Più che un’amicizia la loro era stata una storia coniugale. Come tra due vecchi coniugi di una vecchia ipocrita borghesia, c’era stato tra loro chi sempre aveva dato e chi sempre aveva preso. Chi aveva lavorato e chi si era preso il merito del lavoro. Chi aveva partorito un’idea e chi se ne era arrogata la paternità.
    Damiano si fermò all’improvviso. Si girò verso l’amico
    -Lorenzo –disse- vai tu al colloquio e cerca di superarlo. Io troverò dell’altro... E’ l’unico modo per salvare la nostra…amicizia- aggiunse sottovoce.
    Lorenzo si arrestò e lo guardò basito ma Damiano non ebbe il coraggio di aggiungere altro. Girò sui tacchi e si allontanò. Magari un giorno avrebbe trovato le parole giuste per spiegare… o, sperava, Lorenzo avrebbe capito da solo. Ma ne dubitava.

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  6. La pioggia continuò ad aumentare sempre più, dapprima goccioline quasi inconsistenti che tuttavia permettevano ai due amici di continuare la passeggiata, poi le gocce divennero più fitte e i fulmini squarciarono un cielo sempre più scuro.
    "Presto Renato, dobbiamo arrivare alla nostra area di sosta!" disse Alex sollecitando l'amico ad aumentare il passo. Impiegarono un buon quarto d'ora per trovare un riparo, erano entrambi zuppi d'acqua e infangati. La giornata aveva preso una piega che non immaginavano. "Nello zaino ho dei vestiti di ricambio per fortuna, vieni asciughiamoci", disse Renato. "Sei sempre il solito previdente, scommetto che nel tuo zaino c'è anche un fornelletto per cucinare!", lo schernì Alex che sapeva che, prima di mettere piede fuori da casa, Renato rifletteva bene su ciò di cui avrebbe potuto avere bisogno in caso di difficoltà. Si asciugarono, si cambiarono gli abiti e poi attesero che spiovesse. Questa volta fu il turno delle confidenze di Renato. "Sai Alex, ho deciso cosa voglio fare dopo la laurea in pedagogia" iniziò Renato con voce piena di orgoglio. "Voglio lavorare con i bambini dell'orfanotrofio, non sono mai abbastanza i volontari che possono passare del tempo con loro a giocare o a farli studiare. E soprattutto voglio aiutare i bambini di colore, troppo spesso sono stato testimone di episodi di intolleranza nei loro confronti. Tu che ne pensi?". "Penso che sia proprio quello che ci vuole per te, in effetti hai avuto sempre un forte ascendente sui bambini. Sarà un'esperienza molto formativa, per te e per loro", rispose Alex. "Mi piacerebbe educarli a crescere senza pregiudizi, ad
    accettare le differenze che ci possono essere con le persone di altre razze o culture e soprattutto a rispettare la dignità
    dell'altro. Forse mi illudo di potere migliorare il mondo, ma io ho fiducia nelle capacità dei bambini" concluse Renato.
    "Sai Renato, non pensavo che avessi queste aspirazioni, per come ti ricordavo ai tempi del liceo immaginavo che saresti diventato uno scienziato, sommerso dai libri e chiuso fra le quattro mura di un laboratorio dalla mattina alla sera, invece ti riscopro carico di una profonda sensibilità altruistica". Questa rivelazione stupì Alex tanto quanto la notizia del suo innamoramento aveva stupito Renato.
    La pioggia continuava a cadere fitta ma ora il cielo non era più scuro come prima, ed Alex e Renato si sorpresero a contemplare insieme il levarsi di un arcobaleno.

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  7. Mancano all'appello Eluz e Tanus: dispersi nel temporale? Ma no! Dove siete? Io sono qui...

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  8. Eluz e Tanus, vi siete nascosti da qualche parte? Non vi vedo...

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  9. Sotto il telo termico stavano da favola. I loro corpi avevano presto fatto raggiungere una temperatura e un calore familiare a quella tenda improvvisata. Parlarono di mille progetti, delle donne, del buon vino. Fuori imperversava il temporale. Qualche fulmine cadde anche vicinissimo al loro rifugio improvvisato. Risero come bambini tutto il tempo, ricordarono le pietre miliari della loro amicizia. Dopo un pò tutto si calmò, smise quasi di piovere. Affacciarono fuori la testa. Gocciolava ancora. Uno spettacolo si parò di fronte i loro occhi. Si ritrovarono con la pertubazione alle spalle, e nel frattempo davanti a loro un fascio di luce attraversava le nubi e le cime di fronte. Quasi una fotoelettrica naturale, un grosso faro da luna park. La nebbia saliva dal suolo verso quel fascio, disegnando ghirigori strane e forme vive. Le nubi bianche, buone , lottavano contro le nere, cattive. Indiani contro yankee. Ad un tratto il sole, definitivamente squarciò le nubi , che si diradarono in pochi minuti. Poterono così ammirare, ancora sotto la pioggia un sole splendente e puro. Stettero per un po' ad osservarlo, ed a scaldarsi ai suoi raggi che già li raggiungevano, non curanti della pioggia sottile e fitta che ancora cadeva su di loro. Così è la vita. Passato il temporale ti aspetta sempre un caldo sole e una nuova luce in cui immergerti.

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  10. Finali tutti molto belli e relativamente ottimisti. Attendo dunque Eluz per chiudere questo bel secondo esperimento plurimo molto brillante.

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  11. Non ebbero neppure il tempo di aprire gli zaini e tirar fuori le guaine, che tutto intorno a loro fu avvolto da un pioggia pesante e potente, da un grigio che iniziò a macchiare il verde degli alberi, il marrone della terra, fondendoli e confondendoli in un'unica tinta scura e indefinita. I lampi, che illuminavano il cielo, definivano il contorno delle nuvole facendole sembrare finte... -Come quelle di cartone che stavano sulla scenografia della nostra prima recita alle elementari-, pensò Enrico.
    -Dai andiamo! E' questa la tempesta del secolo-! Disse Giacomo già zuppo di pioggia fredda. Enrico non riusciva a vederlo, ma avrebbe scommesso che stava sorridendo, dicendogli quelle parole. E infatti Giacomo sorrideva, nonostante le gocce scendesseo giù così veloci sottili da sembrare spilli sulle sue braccia scoperte.
    Avrebbero voluto muoversi, i due amici, correre, tornare al rifugio, ma non riuscivano a staccare gli occhi da quello spettacolo quasi incantato che la natura stava offrendo loro.
    -Su andiamo- disse Enrico, ma un tuono talmente forte da scuotere le fronde degli alberi, coprì la sua voce. -ANDIAMO!!!!!- Urlò. Prese Giacomo per un braccio e iniziarono a correre veloci sotto la pioggia, bagnati di una nuova gioia che stava lavando via ogni incomprensione, battezzando cosìn l'inizio di una nuova, solida e sincera amicizia.

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  12. ECCOMI!!!!!!
    Scusate il ritardo... Voglio recuperare il tempo perduto... Mi metto all'opera!!! :)

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  13. Eluz chiude in bellezza il secondo splendido (lasciatemelo dire) racconto plurimo. Ma non rilassatevi: io nel frattempo ho già pensato a come impegnarvi...

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