martedì 9 febbraio 2010

Una storia d'amore in dieci righe


La sfida consiste nello scrivere un breve testo, non più di dieci righe, che racconti una storia d'amore. Eccezionalmente saranno ammesse anche le poesie a patto che siano contenute entro i limiti del formato indicato per i brani di narrativa (10 righe 10). E' proprio questa la scommessa: poche parole per un grande storia. Amore anche nell'accezione erotica, naturalmente. Lo spunto visivo lo fornisce questo acrilico realizzato nel 1998 ("Un raggio verde") che doveva far parte del corpo della mostra poi esposta l'anno successivo ai Cantieri Culturali della Zisa di Palermo. L'acrilico, poi, per motivi che non ricordo, fu scartato. Non fu mai mostrato in altre occasioni. E' un inedito, che dunque "appare" per la prima volta. Purtroppo, però, questa tela non è più in mio possesso.

20 commenti:

  1. La conobbe chattando con lei "per sbaglio", anzi fu lei a fare il primo passo spinta da quel suo strano nickname... E fin dalle prime parole messe su quei monitor che illuminavano le loro notti, per lui fu infatuazione! Venne poi il momento di ascoltarne la voce durante una telefonata in qualche modo sollecitata da un gesto galante di lui (un bellissimo mazzo di fiori speditole a casa) e BUM! Fu l'innamoramento... Purtoppo vivevano in due città lontanissime, ma la reciproca voglia di guardarsi negli occhi e di capire che cosa fosse quello strano sentimento li convinse ad incontrarsi: Roma fu la città galeotta, complice di una storia d'amore che, dopo un lungo periodo di frequentazione forzatamente occasionale, li ha convinti a condividere finalmente le proprie vite.

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  2. Paolo: benvenuto tra gli scrittori inesauribili di questo fragoroso blog cosmopolita (è bello esagerare: che vuol dire blog fragoroso?)

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  3. Cammino in riva al mare. Mi diverto a osservare le impronte che lascio sulla sabbia e che vengono cancellate dal passaggio di
    un'onda. La sabbia ha una strana consistenza, in certi punti i piedi affondano fino alle caviglie, in altri la mia orma è appena percettibile.
    Continuo a camminare, adesso la sabbia è diventata ciottoli, i miei passi non sono più silenziosi, ma mi diverto lo stesso e cerco pietre colorate e conchiglie per fare collane.
    Le pietre lasciano il posto alla roccia, adesso cammino facendo attenzione a dove metto i piedi, la roccia è liscia ma può
    nascondere spuntoni acuminati e graffiarmi.
    Tu sei sempre con me. In alcuni momenti neanche ti vedo, ma so che sei dietro di me e segui le mie orme. Ogni tanto mi poggi la mano sulla spalla e io sento il calore della tua pelle che mi conforta. Sulle rocce mi lasci proseguire ma mi prendi in braccio se avverti un pericolo, non sopporti che possa ferirmi.
    Poi mi metti giù e insieme, abbracciati, guardiamo gli ultimi raggi di sole spegnersi dietro l'orizzonte.

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  4. Ho sforato le 10 righe, mi perdonate?

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  5. Pirsi, perdonata: il tuo racconto è molto bello.

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  6. Il quadro è bellissimo, c'è in esso un'attonita disperazione, come l'incapacità dei personaggi di compenetrarsi nello sfondo, credo che meriterebbero versi migliori dei miei, ma comunque dei versi:
    "Narcis fue molto bellissimo
    Recita, se ricordo, il novellino
    Riflesso nella polla se medesimo
    Amò come fosse l’unico violino
    E l’armonia di sé cercò, fino a morire
    Pianser le ninfe e i fauni
    Per la beltà disfatta di un bambino
    Piangi ancor tu con Veneri e Amorini
    Solo la morte Narciso ci fa grato
    Noi suoi epigoni poveri e maldestri
    Che non possiamo amare quanto ci è mostrato
    Noi che non possiamo e non sappiamo aver maestri
    Noi che non sappiamo e non possiamo aver amato
    Noi che tremiamo come piante alpestri"

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  7. a prima vista non sembrerebbe, ma vi assicuro che parla d'amore. Alla mia maniera involuta, ma che ci volete fare, questa sono! e rientro pure in meno di dieci righe... eh?

    silenziose grida
    risuonano
    vibranti, tormentose
    sul violino della pelle.

    coppie di ali in volo
    s'incontrano a mezz'aria.

    stupore.

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  8. Salvatore e Sirematta: belle entrambe in modo diverso con uno strumento in comune: il violino. Sono contento e orgoglioso di voi.

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  9. Tutto si ferma, oggi. È come se fossi nato per questo giorno, per provare la gioia sconosciuta delle tue labbra sulle mie, del calore della tua pelle sotto le mie dita. Oggi tutto si ferma. Riavvolgo e riavvio le parole che ci siamo scambiati, mentre con gli occhi ci promettevamo di più. Ogni parola era pesante e leggerissima. Aveva migliaia di significati, impossibili da rendere ripetendola e capace di andare al cielo, oltre le piccole nuvole azzurre della sera e i raggi colorati di un sole che non tramonta ancora. Ti stringo e vorrei che tutto si fermasse, oggi.

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  10. Maggio 2009
    Se ne stavano in riva al mare, abbracciati, Myriam e Yussuf. Avevano fatto l’amore e ora guardavano il sole al tramonto. Sarebbe stato l’ultimo in quella loro terra martoriata. Avevano venduto le loro povere cose e l’indomani sarebbero partiti. Avrebbero lasciato per sempre la loro terra e i loro affetti ma speravano di far nascere il loro figlio in una terra libera e lontana dalla guerra. Un viaggio lungo, duro e difficile li attendeva ma la speranza di un futuro li sosteneva. Nessuno aveva detto loro che quel “mondo migliore” , quel paese “libero” li avrebbe respinti.

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  11. Ebbri di carezze, di baci e d'amore, si lasciarono possedere dal sonno. Lei sognò di una terra lontana, di conquiste, di libertà. Lui fu agitato da un'inquietudine indefinita che turbò il suo riposo.
    Lei si svegliò presto, scivolò lieve sulle lenzuola profumate di pulito e, godendo della freschezza del pavimento, si voltò accarezzandolo con uno sguardo impastato d'amore e di speranza. Uscì in terrazza e lasciò i suoi pensieri giocare con le ultime stelle della notte.
    Lui aprì gli occhi intravedendola fra le persiane semi aperte. La raggiunse, le indicò un raggio verde che squarciava il cielo, e stringendola le promise che l'avrebbe seguita ovunque. Il giorno dopo e tutti gli altri che sarebbero venuti dopo quella magnifica alba.

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  12. Raggi verdi, lune d'argento.
    Spiagge pure, mari trasparenti.
    Rotondità perfette, mani che si incontrano e si afferrano.
    Mani che frugano.
    Amori veloci, furtivi, rubati.
    Amori lenti, vissuti, bramati.
    Terre lontane e fuoco nelle vene.
    Seni vogliosi e labbra sfiorate.
    Ricordi ancestrali di terre lontane.
    Un pirata e la sua donna.
    Storie vissute in un soffio e al vento affidate.
    Come un raggio di luce, che ti volti a guardare ed è già ricordo.

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  13. oooopppsss. sbaglio testo e contesto post..
    volevo dire

    be' se "valgono" pure i versi .. allora mi aggrego visto che verseggiavo una volta nei tempi "spersi"

    :
    poesia d'amore allegra(!)e colorata.

    Tieni ,amore
    eccoti i miei piedi,
    le mani, tutt'e due..
    la schiena e il resto.

    La testa ,invece
    falla decantare
    (un poco)
    come vino rosso
    che libero respira
    e poi s'assesta.
    Qualcosa evapora,
    tu bevi quel che resta!
    é rosso il mio colore..
    mi dici il tuo?

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  14. Ehi, proprio bravi anche nella veste di poeti!
    Ma manca la poetessa Daniela: ma come?!

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  15. L'amore con l'amore si cura.
    Uno strappo sanguinante
    Curato con l'odore semplice
    Delle arance, portate da mani aperte.

    L'amore con l'amore si cura
    E la memoria deve essere corta
    Cancellare tradimenti ed esitazioni
    Fidarsi di nuove promesse.

    L'amore con l'amore si cura.
    E' l'unico antidoto al veleno.

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  16. PS per il verso ricorrente (L'amore con l'amore si cura) ringrazio un mio giovane collega del corso di tedesco che si chiama Marco Benigno.

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  17. Il cielo si tinse di rosso, si annacquò di giallo, sprazzi di azzurro presero forma di nuvola. Si alzarono attratti da una sottile scia che con un guizzo sembrò fendere la volta, dopo essere emerso da qualche punto dell’orizzonte in cui aveva trovato nido. L’uomo e la donna si strinsero , il braccio dell’uno poggiò sulla schiena dell’altra, le mani rimasero aperte, quasi a contenere leggermente il calore dei corpi, facendolo traspirare dai pori della pelle che si congiungeva al tocco, mentre li raccoglieva. Rimasero lì ad osservare quello strano crepuscolo, sostenendosi l’uno l’altro davanti a quella volta che li avvolgeva di quegli stessi colori, il rosso-oro e l’azzurro, la passione e l’infinito, il flusso sanguigno e l’eterno, che appena poco prima sembravano aver contraddistinto con certezza il loro amore; adesso, attoniti, aspettavano, si sorreggevano, consci che quel che celebravano attraverso il corpo e la mente era appena un pulviscolo che attraversava quella porzione di universo che si stagliava davanti ai loro occhi.

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  18. Ho vissuto anni in una meravigliosa bolla. Una bolla sospesa a mezz’aria di cui facevamo parte soltanto noi due e nella quale nessuno poteva entrare. A metà del mare fra Roma e Palermo, ci tenevamo negli occhi e guardavamo le nuvole basse illuminate dalla sciara di sole. Nuvole d’isola. Nella bolla ci stavo bene, anche se in quel microcosmo di due, transitavano dolore, lontananza, incomprensioni, liti, addii, sbattute di porte, storie di figli spezzati… Nella bolla, trovavo cibo, calore, passione ed un senso di amore appagante, amore terreno, specchio di meccaniche universali. Guardando le nuvole basse, noi due cancellavamo il resto del mondo e fare l’amore mi ha lasciato un senso di non sazietà. La vita nella bolla, era fatta di attimi, di momenti, li’ ho trovato il coraggio di esistere. Prima di posare il mio amore e lasciarlo andare via per sempre, devo ricomporre il legame della bolla. Inghiottirlo, masticarlo, risentirmelo addosso, provare quel senso di struggente passione che la bolla mi dava. Miss u.

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