lunedì 17 giugno 2013

Nada Malanima

Quarant'anni fa, e anche più, Nada era una ragazzina che cantava e che riscuoteva successo tra nonni, zii, cugini, nipoti, amici e fratelli di ogni età. Una cantante fresca, giovanissima, originale nella sua classicità italiana, e forte per via di quella sua voce bassa e potente, sempre intonata e appassionata, nonostante il suo fisico gracile da teen-ager delicata. Oggi Nada Malanima è un'artista a tutto tondo: canta, dipinge, scrive ed è un'artista raffinatissima lontana parecchi anni luce dalla ribalta del successo nazional-popolare. Ieri, al Gay Pride palermitano, ha regalato un concerto intensissimo e di rara bellezza. Noncurante del black out che "gode" da parte di tutti i network (colpevoli in modo imbarazzante), Nada si è ritagliato un pubblico di nicchia che cresce e si entusiasma di concerto in concerto (e di disco in disco: a quanto pare, a breve, una nuova uscita, per fortuna). Le sue canzoni (è bene che chi non ha avuto il piacere di riscoprirla, lo sappia) non sono facili ed orecchiabili: serve un ascolto attento e ripetuto per apprezzarne contenuti, dettagli e sfumature. Flussi di coscienza, deliri, urla e disperazione, richieste di ascolto e di attenzione, sedute psicoanalitiche di fronte ad un "terapeuta" che non può che restare a bocca aperta di fronte a tanta energia profusa ed espressa con accenti sinceri che spaziano dal punk più cupo al più acido degli heavy metal. E virano in morigerate ed intense melodie dolci e mai stucchevoli. Una cantante-autrice così in Italia non la trovi da nessuna parte, e se proprio vuoi cercare rifermenti alti internazionali, devi chiamare in causa Janis Joplin e Patty Smith. Della Joplin, Nada possiede l'energia esplosiva (nel modulare la voce da acuti rock a bassi che sprofondano nei meandri dell'anima) e della Smith "mutua" la lirica visionaria ma destrutturando melodie e scorciatoie sonore di facile apprendimento con punte altamente acide che si stemperano, a tratti, in momenti di abbandono e di originale dolcezza.

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